Un filo rosso lega l’avventura dannunziana del Volo su Vienna e due piccole località in provincia di Padova: Casalserugo e Bovolenta. Nella bella Villa di famiglia abitava infatti il barone Leonino da Zara, erede di un’importante e ricchissima famiglia di proprietari terrieri ebrei. Sin da giovanissimo Leonino fu affascinata dalla velocità e dai motori: sperimentò la guida di diversi mezzi e, appena ventenne, fondò l’Automobile Club Veneto, di cui divenne anche il primo presidente. Organizzò diversi eventi dedicati alla corsa, coma la Padova-Bovolenta gara ribattezzata “Record 10 km”, cui partecipò spesso alla guida di una Zust: in definitiva fu un perfetto Sportsman. Prima di abbandonare definitivamente le automobili per dedicarsi agli aeroplani, Leonino si concedette un addio in grande stile: il 9 maggio 1909, a Modena, stabilì il nuovo record mondiale sul miglio, per poi successivamente fare altrettanto con quello sulla distanza dei 500 metri, primati stabiliti entrambi alla guida di una Spa.
Con l’apparire dei primi aeroplani si sarebbe infatuato del volo, dedicandoci la vita. Nel 1909 costruì, sui terreni di famiglia, il primo campo da volo privato d’Italia che si estendeva sul territorio dei due comuni patavini. Si recò più volte in Francia alla Scuola di volo di Mourmelon-le-Grand per ottenere il brevetto di pilota: il numero del suo brevetto è il 7. Acquistò persino degli aerei sui quale allenarsi: dapprima un Voisin, poi un Farman. E’ emblematico che D’Annunzio, il 28 febbraio del 1910, si recasse a Bovolenta per entrare in contatto diretto con il Barone e con il suo nuovo oggetto del desiderio. La passione per questo nuovo mezzo per il quale lo stesso D’Annunzio avrebbe coniato il termine “velivolo” crebbe progressivamente con la consapevolezza delle enormi potenzialità, anche militari, che ad esso inerivano.
D’Annunzio, del resto era stato tra gli organizzatori, nel settembre del 1909, del grande evento di Montichiari, in provincia di Brescia, nel corso del quale vennero presentati all’opinione pubblica e alla stampa i primi velivoli e i loro piloti. Era stato bandito un premio internazionale e diversi piloti, con aerei prototipali, si confrontarono in velocità e acrobazie. Fu quella l’occasione del primo volo del Vate che, alla presenza del re, della regina e di una folla di 50.000 persone, decollò con il tenente americano Glenn Curtiss. e con l’italiano Calderara. D’Annunzio, in quell’occasione rilasciò un’intervista a Barzini, del Corriere della Sera, dove dichiarò: “E’ una cosa divina. Non penso che a volare ancora”. Per una strana curiosità del destino a quel memorabile evento del settembre 1909, a Montichiari-Brescia, vi sarebbe stato uno spettatore particolare, un suddito dell’Impero Austro-ungarico, che ne scrisse a lungo: si trattava di Franz Kafka.
A Da Zara si deve anche il primo sorvolo sulla città di Padova, chiuso con un atterraggio in una Piazza d’Armi gremita da una folla osannante. Storico anche il volo effettuato in compagnia del cineoperatore Ettore Frollo, che a bordo del triplano Voisin da lui pilotato girò la prima ripresa filmica aerea mai realizzata in Italia.
Da Zara condivideva con D’Annunzio la convinzione che l’Italia avrebbe dovuto dotarsi di una numerosa e efficiente flottiglia aerea, come sembrò dimostrargli l’uso per fini militari degli aerei nel corso della guerra italo-turca del 1911.
Nel 1910 Da Zara fondò l’Aero Club d’Italia, assumendone la presidenza; la carica di presidente onorario venne assegnata al Duca degli Abruzzi. Nel 1912 venne lanciata, dall’Aero Club d’Italia, di cui era presidente proprio Da Zara, una sottoscrizione per dotare la nascente aviazione militare italiana dei mezzi necessari: vennero raccolti diversi milioni di lire, sufficienti per l’acquisto di 95 aeroplani, ma le risorse vennero dirottate dallo Stato maggiore dell’Esercito a favore di altri obiettivi. Nel 1918 collaborò con Gabriele D’Annunzio all’organizzazione del Volo su Vienna.