In località Cervarese Santa Croce, lungo l’antica via fluviale del Bacchiglione, attorno all’XI secolo venne edificata dal comune di Padova una possente torre a presidio del confine occidentale. Avrebbe costituito per due secoli, fino al 1405, uno dei presidi militari della Signoria Carrarese. Durante il dominio della Repubblica di Venezia venne trasformato in porto fluviale. Dopo un periodo di abbandono, negli anni Ottanta del Novecento il complesso venne trasformato in Museo archeologico con reperti databili dal tardo neolitico all’epoca medioevale e moderna.
Nel corso del 1918, come documentato da fotografie dell’epoca, il Castello sarebbe stato destinato a tornare sulla scena: nell’estate di quell’anno, dopo la battaglia difensiva del Solstizio, le truppe italiane si preparavano infatti per l’offensiva sul Piave. Ai piedi dei Colli Euganei si erano stabiliti i reparti del neo-costituito Corpo d’Armata d’assalto. Le esercitazioni predisposte dal Generale Grazioli comportavano «un’intensa e completa istruzione»: nel Poligono di Teolo era previsto «venissero compiuti esperimenti pratici intesi a far vedere tutti i modi possibili di aprire o superare reticolati di sorpresa con pinze, bombe Ravelli, passerelle, graticci, tiro di sorpresa di pezzi da montagna o di cannoncini o di batterie mitragliatrici o di stokes a brevissima distanza». In previsione dell’offensiva sul Piave che avrebbe visto gli Arditi giocare un ruolo di tutto rilievo, vennero effettuate diverse prove pratiche che simulavano l’attacco italiano. Si ricorse all’uso dei riflettori con cui gli Arditi avrebbero dovuto accecare il nemico nell’area interessata dall’attacco.

 

 

Particolare attenzione era poi dedicata all’istruzione dei reparti nuotatori: sotto il comando del Capitano Remo Pontecorvo furono effettuate diverse prove di attraversamento a nuoto del fiume, proprio all’ombra della Torre in località San Martino di Cervarese.
L’addestramento consisteva nel simulare colpi di mano contro i posti avanzati nemici lungo il fiume, e nel passaggio del corso d’acqua da parte di un intero reparto con relativo trasporto di materiali e munizioni. Alle esercitazioni assistevano talora, accompagnate dagli ufficiali dello Stato Maggiore, le nobildonne di cospicue casate padovane, ospitate negli approdi o nelle imbarcazioni accostate a riva. Così la contessina Margherita Papafava dei Carraresi descrive i soldati delle unità d’assalto: «Felici, scatenati, disguazzanti nell’acqua. Molti vestiti e armati con scarpe e elmetto che nuotavano e facevano il morto benissimo!».
Il duro allenamento degli uomini del Corpo d’Armata d’assalto sarebbe culminato, lunedì 26 agosto 1918, nella «manovra a partiti contrapposti» lungo le rive del Bacchiglione, nell’area compresa a cavallo dei territori vicentino e padovano. Presenziava alle manovre Sua Altezza Reale il conte di Torino, Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta, allora a capo dell’arma di cavalleria.