Distesa sui prati – da cui trae origine anche il toponimo, Pratalea – sul fondale del Monte detto Lonzina, l’Abbazia di Praglia vanta una storia millenaria, che ha inizio con l’8 febbraio del 1107 quanto il conte Uberto detto Maltraverso di Montebello donava dei terreni al monastero di S. Benedetto Po (Polirone). Dopo la sua unione nel 1450 con l’abbazia di S. Giustina di Padova, il monastero di Praglia, grazie agli enormi possedimenti di cui l’aveva investito l’imperatore Federico II il 29 marzo 1232, avviò i grandi lavori di bonifica delle corti di Praglia, Brusegana e Spirano. Nel 1460 cominciarono le nuove fabbriche che lo resero la meraviglia che è ancor oggi e nel 1490, su disegno di Tullio Lombardo, iniziò la costruzione della chiesa terminata con la sua cupola nel 1550.
L’Abbazia fu fiorente fino alla soppressione napoleonica del 1810. I monaci, che avevano dovuto lasciare Praglia, rientrarono nel 1834, grazie all’appoggio del governo austriaco.
La ripresa della vita benedettina a Praglia ebbe pero breve durata. I1 12 luglio 1866 le truppe italiane entrarono in Padova e la comunità fu sciolta una seconda volta. All’inizio del ‘900 finalmente i monaci riuscirono a rientrare nuovamente in possesso del monastero.
Nel 1915, allo scoppio del conflitto, anche Praglia conobbe le lacerazioni che avevano diviso l’Italia. Una parte della comunità aveva la porzione maggior dei beni in territorio austriaco, a Daila, in Istria. Lo stesso abate Nicolini, trentino di nascita, non era certo vicino alle posizioni irredentistiche e aveva rinunciato a malincuore alla cittadinanza austriaca, mantenendosi però in linea con le posizioni della Santa sede. Egli mantenne una saggia equidistanza, a fronte del crescere della febbre interventista, colorata anche di anticlericalismo, evitando di cadere nelle accuse di “partigianeria germanofila” come si esprimeva l’opinione pubblica di allora.

 

Anche l’Abbazia ebbe il suo eroe di guerra: un giovane monaco, don Andrea Zaccaria, caduto a Cormons il 15 Dicembre del 1915, un mese appena dopo la sua ordinazione sacerdotale.
Dopo Caporetto, negli ultimi giorni di ottobre del 1917, la situazione si fece grave e concitata. Dal fronte arrivavano voci allarmate di nemici che avevano sfondato, tanto che l’Abate intimò ai suoi di tenersi pronti per partire all’istante, se necessario. Un via vai di truppe e di profughi dalle terre invase dal nemico che sembrava non più fermarsi, rompeva il ritmo delle ore canoniche.
Nel contempo le visite si intensificavano, generali, ufficiali, lo stesso Sovrano andò in visita il 28 Novembre. La regima Elena vi si recò il 9 Febbraio del 1918, il Comandante Diaz il 13 agosto.
Il giorno dopo Natale del 1917 vi giunse una delegazione di ufficiali inglesi e pochi soldati canadesi e scozzesi, che incuriosirono la popolazione locale per l’inconsueto gonnellino. In quella stessa notte i monaci vennero svegliati dal frastuono di un bombardamento aereo di Padova. Qualche settimana più tardi arrivò il contingente inglese che occupò gran parte del monastero. Si trattava di 200 ufficiali e di circa 2.000 soldati, per la maggioranza protestanti. L’insediamento portò vantaggi come l’energia elettrica che mancava, ma anche il pericolo di bombardamenti.
Arrivò finalmente la notizia dell’armistizio e quel giorno, il 4 novembre del 1918, le campane di Praglia suonarono ininterrottamente per sei ore.