“Chi avrebbe potuto immaginare che il bambino nato in una tranquilla, normale famiglia provinciale britannica avrebbe finito brevemente i suoi giorni in una battaglia tra le alte foreste di uno sconosciuto altopiano italiano? Oh Edward, sei così solo, perché non posso rimanere a far compagnia alla tua tomba per sempre, su questo altopiano dove vi è pace e dignità, lontano dal mondo e dagli sforzi inutili di ricostruire la civiltà?”
L’Altopiano cui si fa riferimento è quello di Asiago e dei 7 Comuni: vi avrebbero combattuto, e in molti vi lasciarono la vita, i soldati del XIV Corpo della British Expeditionary Force, impegnati in diverse azioni fra Asiago e Canove, in particolare durante la disperata offensiva Austroungarica del 15 giugno 1918 quando le linee alleate furono infrante per oltre un chilometro di profondità e poi riprese il giorno successivo. L’Edward cui si fa riferimento era il Capitano Edward Harold Brittain del 11° Battaglione Sherwood Foresters (Nottinghamshire e Derbyshire Regiment), colpito il 15 Giugno 1918 da un cecchino nelle trincee davanti a San Sisto mentre si trovava sul lato sinistro della Compagnia A. Chi scrive è una grande autrice inglese, Vera Brittain: tra le sue pubblicazioni vi sono opere che sono restate nella memoria collettiva di intere generazioni di britannici, come “Testament of Youth”, “Chronicles of Youth” e “Letters from a lost generation”. Libri dedicati alla “war generation” e che Vera avrebbe scritto segnata in profondità dalla morte del fidanzato, Ronald Leighton e del fratello Edward.

 

 

Il fratello di Vera era un veterano della battaglia della Somme (1 luglio 1916) nella quale era stato ferito e decorato con la “Military Cross”. Anche Vera Brittain (1893-1977) si distinse a sua volta nella Croce Rossa Britannica come aiutante volontaria (Voluntary Aid Detachment).
Il corpo del fratello di Vera Edward sarebbe stato sepolto, assieme ad altri 139, nel piccolo cimitero inglese di Granezza. E’ uno dei cinque cimiteri inglesi sparsi nell’Altopiano dove sono custoditi i corpi di 1.024 soldati dell’Impero Britannico caduti in questa zona del fronte le cui salme, per precisa scelta, non sono mai state traslate. Il Cimitero è gestito direttamente dalla Commonwealth Graves Commission e considerato territorio britannico.
Nel 1922 Vera Brittain si recò, percorrendo un sentiero tortuoso, a Granezza lasciando alcuni boccioli di rosa acquistati a Venezia sulla lapide di Edward. Nel suo testamento lasciò scritto che alla sua morte le sue ceneri avrebbero dovuto essere sparse sulla tomba del fratello: il che avvenne poco dopo la sua morte avvenuta a Wimbledon il 29 marzo del 1970.
I British Cemetery dell’Altopiano vennero progettati dell’architetto Sir Robert Lorimer che ne diresse anche i lavori di costruzione. Va fatta un’ultima considerazione relativa alla loro data, ancora incerta, di costruzione: alcune foto tratte dall’Illustrazione Italiana ritraggono i reali di Inghilterra in visita presso il Cimitero di Magnaboschi alle tombe dei loro connazionali. La Rivista porta la data della primavera 1923: si può quindi evincere che dopo appena 3 o 4 anni dalla fine del conflitto il cimitero fosse già stato ultimato. L’Architetto realizzo i piccoli cimiteri con un’estetica della morte decisamente meno aulica di quelli dedicati ai caduti italiani che sarebbero stati progettati con intenti auto-celebrativi dal Fascismo. Vi prevale un senso di profonda intimità: la morte, per quanto fenomeno collettivo, non è mai trasfusa in un percorso retorico che ne annulla la drammaticità e il segno individuale.