Il 25 gennaio del 1918 Vittorio Emanuele III si insediava a Monselice: l’edificio prescelto, Villa Corinaldi, chiamato anche il Castello di Lispida, inserito attualmente nel Parco dei Colli Euganei, presenta una struttura austera e imponente che vanta una storia di lunga durata. In quell’area, sin dal XII secolo, sorgeva infatti un Monastero; verso la fine del 1700, dopo alterne vicende, in seguito alla soppressione da parte della Repubblica di Venezia di alcuni ordini religiosi, entrò nella disponibilità della famiglia Corinaldi cui si deve l’assetto attuale dell’edificio, caratterizzato dalle merlature ghibelline. Come tutte le ville venete il complesso venne destinato all’attività viti-vinicola. Furono realizzate delle cantine scavate nella roccia del monte per un’estensione di circa 2000 mq: si tratta delle più grandi cantine storiche del Veneto.
Due mesi prima, nelle convulse giornate del novembre del 1917, dopo Caporetto, il Re si era trasferito a Padova città, dapprima a Villa Altichiero, poi a Villa Giusti: entrambe inadeguate per dimensioni e logistica. Come ricorda nelle sue memorie l’aiutante di campo del Re, Solaro del Borgo, Villa Altichiero era sprovvista persino di elettricità e, in mancanza di candelabri dovettero “pranzare al lume di candele infilate nelle bottiglie”, Dopo che il 26 dicembre 1917 la zona a Sud di Padova venne bombardata dagli aeroplani austriaci, proprio in prossimità di Villa Giusti, per ragioni di opportunità politica si decise di spostare a Monselice la residenza del Re, nonché la “Casa militare e tutti i servizi”. Come ricorda Solaro del Borgo tra le ragioni per cui si optò per il Castello di Lispida vi era anche la vicinanza con un’altra villa imponente, Villa Emo, dove si sarebbero potute ospitare le delegazioni straniere e le altre personalità in visita al Sovrano che arrivavano alla piccola stazione ferroviaria di Battaglia.

 

A Villa Lispida il Re ebbe incontri quasi quotidiani con il Generale Diaz che lo teneva aggiornato sulla situazione al fronte. Ricevette numerose delegazione straniere, il Re del Belgio, Alberto con la consorte, il suocero, il deposto Re del Montenegro, il Principe del Galles, il Presidente del Consiglio Orlando. Moltissime le visite al fronte che gli valsero l’appellativo di “Re-soldato”: si recò sul Grappa, sugli Altopiani di Asiago, sul Basso Piave. Andò a visitare le postazioni difensive a Forte Cavallino e a Cavazuccherina. Il 6 febbraio del 1918, all’aeroporto di Padova, si sarebbe incontrato con l’asso dell’aviazione italiana: il Maggiore Francesco Baracca.

Sarebbe rimasto Lispida fino al 7 luglio del 1919, ben oltre la vittoria delle truppe italiane sul Piave e la stipula dell’Armistizio a Villa Giusti, che pose fine al conflitto tra l’Italia e l’Impero Austro-ungarico. Il 3 novembre del 1918, alle ore 20, il Generale Diaz si sarebbe recato nella Villa per informarlo che le truppe italiane erano entrate a Trento e erano sbarcate a Triste. Sempre a Villa Lispida approvò il famoso bollettino della Vittoria, predisposto dal Generale Siciliani dell’Ufficio stampa e corretto con abilità diplomatica da Diaz. Sulla facciata della Villa, oggi immersa in un ampio parco verde, una lapide ne evoca il soggiorno con i tipici toni celebrativi della retorica della memoria: “esempio ai valorosi su monti e mari sacri alla patria a eterna gloria le bandiere d’Italia vittoriosamente guidò”.